fonti rainews e vaticannews
Gli scorsi 19 – 20 marzo ad Atene si è tenuto un vertice europeo tra i ministri dell’interno di Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta per discutere linee comuni per gestire i flussi migratori verso le coste mediterranee dell’Europa.
La ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al termine dei lavori del ‘Med-5’ ha dichiarato: “Uno dei temi prioritari è quello di prevedere meccanismi operativi di solidarietà in grado di partire già nei prossimi mesi, sulla base delle Intese definite a Malta nel settembre 2019″. “Nel negoziato sul Patto europeo – ha aggiunto la titolare del Viminale – permane uno squilibrio tra le misure di responsabilità e quelle sulla solidarietà. Il nostro obiettivo principale rimane quello di riequilibrare questi due aspetti fondamentali del Patto e, pertanto, sono grata alla Grecia che ci ha consentito, insieme a Spagna, Cipro e Malta, di consolidare una posizione unitaria. C’è una forte esigenza di mantenere unito il fronte dei Paesi mediterranei per orientare, con spirito costruttivo e di collaborazione con tutti i Paesi membri, i negoziati sul nuovo Patto europeo immigrazione e asilo”.
Per Caritas Europa le priorità devono essere le condizioni di chi vive nei campi sottoposto ad ogni tipo di rischio. “Sicuramente ha senso che si incontrino questi cinque Stati, perché la pressione che questi hanno è ancora troppo forte”, spiega a Vatican News Silvia Sinibaldi, direttrice delle emergenze umanitarie di Caritas Europa, “ma la questione dei rimpatri obbligatori è considerata la prima cosa all’ordine del giorno quando invece il Patto racchiude tutta un’altra serie di elementi che non posso essere messi in secondo piano”. Ad esempio, sottolinea Sinibaldi, “il Patto ha dalla sua la positività che in generale la narrativa della migrazione porta e che è una narrativa che dà spazio ad esempio alle riunificazioni famigliari, che è un punto fondamentale secondo Caritas, e c’è un tentativo di rispetto e di monitoraggio dei diritti fondamentali”.