Caro Giuseppe, non è la prima volta che ti scrivo una lettera. Credo di averlo fatto un po’ di anni fa, per augurare a te e a tutti un buon Natale.
Quest’anno, a quanto pare, scrivo nuovamente a te e per lo stesso motivo.
Immagino tu voglia sapere il perché. No, non è perché Papa Francesco aveva indetto un anno dedicato alla tua figura. La motivazione è ben diversa.
In pratica, una settimana prima di Natale sono andato a casa di un’ammalata della nostra Parrocchia per celebrare lì la Santa Messa. Nel Vangelo si parlava di te. In quel momento, sono stato certo di doverti scrivere.
In quel Vangelo, Matteo racconta di come la tua promessa sposa, Maria, fosse rimasta incinta prima che voi due andaste a vivere insieme. Parliamoci chiaro, tu dello Spirito Santo, dell’Incarnazione, del mistero della salvezza compiutosi in Gesù, non ne sapevi un bel niente. Per te, l’unico mistero era non sapere con chi Maria ti avesse tradito. Rimanendo pure incinta.
E tu, tra il dubbio e la delusione, in preda alla rabbia che ti martellava il cuore, hai continuato a pensare al bene di Maria. Quale grandezza hai mostrato!
Avevi dalla tua anche la legge che ti consentiva la vendetta pubblica, il riscatto della dignità mortificata, l’eliminazione dell’avversario, l’approvazione della comunità. Avresti potuto uscire da quella situazione a testa alta, uomo rispettato che non si lascia passare la mosca sotto al naso.
Ma non l’hai fatto. In quella legge, per te, non c’era alcuna dignità, alcun riscatto. Per te, non era giusto.
Hai scelto, così, di ripudiare Maria in segreto. Ti immagino nella solitudine a chiederti cosa fare, dicendoti che, in fondo, gli altri cosa c’entrano? Gli amici non devono aiutarci a fare il male. Gli amici non sono tali per un nemico comune. No. Perciò, l’avresti ripudiata in segreto.
Ora, senza dilungarmi troppo, voglio ringraziarti per ciò che questo gesto mi ha insegnato.
Innanzitutto, che non si risponde mai al male con altro male. Non risolve niente. Sarebbe solo un riverbero della sofferenza che rischia di non lasciarci più.
In una società che considerava la donna inferiore, poi, tu non ti sei conformato alla massa. Scegliere di ripudiare Maria in segreto significava non giudicarla per ciò che aveva fatto ma amarla per ciò che era. Esattamente la differenza tra il considerare qualcuno un oggetto oppure una persona.
Le stavi dando una possibilità di risalita, le stavi dicendo che non avevi smesso di guardare in lei la bella anima che ti aveva fatto innamorare e che avrebbe potuto ancora far innamorare gli altri. Stavi rianimando, a scariche di umanità, due cuori ormai arresi alla paura dell’inatteso.
Quanto potresti insegnare agli uomini di ieri e di oggi che chiamano amore il desiderio di possesso, che stringono così forte la loro amata da romperla tra le mani, o tra calci e pugni.
A Maria, che al netto delle conoscenze di un cristiano ti aveva soltanto tradito, hai detto che se quell’amore la stava imprigionando era libera, non di fare quello che voleva ma di vivere la sua vita.
Hai amato nella libertà. Hai amato con la libertà.
Soprattutto, non hai smesso di sognare, di guardare al domani, di costruire il futuro. E quel sogno, come un angelo, ti ha salvato. Che anche noi possiamo continuare a sognare e a salvarci.
Buon Natale, Giuseppe. Anzi, auguri per l’arrivo di tuo figlio. La verità è che le belle notizie non importa da dove arrivino, importa che restino con noi.
Don Giuseppe