Nella notte del 2 settembre 2015 Alan e la sua famiglia, siriani di etnia curda, si trovavano a bordo di un piccolo gommone, che si capovolge poco dopo la partenza da Bodrum, in Turchia. Almeno venti le persone a bordo, intenzionate a raggiungere l’isola greca di Coo che dista circa 4 chilometri. Il mattino seguente, le autorità turche ricevono la segnalazione di alcuni cadaveri a riva. A scoprire quello di Alan è un barista, in servizio presso un hotel nei pressi della spiaggia turca. È lui, insieme ad un altro uomo, a spostare i cadaveri sulla spiaggia, per evitare che siano allontanati dalle onde. Il giorno dopo il piccolo viene sepolto insieme alla mamma Rehana ed al fratello Galib, poco più grande di lui, anche loro vittime del naufragio. Una famiglia distrutta.
Il bambino è fotografato dalla fotoreporter turca Nilüfer Demir. La foto fa il giro del mondo.
Il Papa abbraccia il papà del piccolo Alan, Abdullah Kurdi, nello Stadio “Franso Hariri” a Erbil. Egli si è intrattenuto a lungo con lui e ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia ed esprimere la profonda partecipazione sua e del Signore alla sofferenza dell’uomo. Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita.