Voi figli, obbedite i genitori in tutto; ciò è gradito al signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figlio, perché non si scoraggino. (Col 3 , 20-21)
Così scrive San Paolo alla comunità dei Colossesi nel tentativo, probabilmente, di aiutare genitori e figli a camminare insieme nel cammino della crescita e dell’educazione.
Ascoltando queste parole durante una celebrazione eucaristica, ho subito pensato a voi, carissimi genitori, ai vostri figli e al cammino che cerchiamo di fare insieme, in un’ottica di alleanza educativa, famiglia e comunità parrocchiale dove si inserisce anche il nostro oratorio.
Da sempre cerco risposte alle tante questioni educative, cerco metodi e soluzioni con questi ragazzi tanto belli eppure tanto difficili. Mi rendo sempre più conto di quanto io sia inappropriato e inesperto, di quanto mi scopra manchevole di fronte ai tanti bisogni di queste giovani generazioni. Tante volte, esasperato, sono fortemente tentato di lasciar perdere tutto, di dedicarmi ad altro, di arrendermi di fronte ad una realtà più forte e più grande di me. Ma non ci riesco. Una sola giornata con questi ragazzi e torno a sognare e sperare, mi sembra addirittura di avere tutto chiaro e di dover solo mettere in pratica ciò che ho capito. Poi, scopro ancora che non è tanto facile, ma sono contento di non aver gettato la spugna.
I ragazzi sono difficili, complicati, troppo veloci per i nostri passi lenti. Per questo penso, scrivo, teorizzo, metto in pratica, commetto errori e correggo il tiro nell’accorato tentativo di trovare una chiave per superare il divario generazionale che mi allontana da loro.
Dalle mie tante riflessioni nasce l’idea che ho proposto per il nostro oratorio. Un cammino che va a tentoni, che spesso zoppica perché ancora fragile, e che ha tanto da imparare.
Tra le mie più grandi paure c’è l’idea che questa proposta possa essere incompresa o, forse così suona meglio, che io non sappia comunicarla. Vi è anche la possibilità che sia del tutto sbagliata, lo ammetto, ma con un po’ di presunzione devo dire che questa possibilità la vedo molto lontana. Di sicuro, in questa idea che ritengo giusta e vincente ci sono tante inesattezze ed errori che non posso correggere da solo. Abbiamo un grande e assoluto bisogno di portare avanti questo progetto insieme.
La prima soluzione che trovo utile ai fini educativi è l’idea di un luogo adatto ai ragazzi, non semplicemente un posto “per” loro ma, soprattutto, “un posto che sia loro”.
Ho la netta sensazione che i ragazzi cerchino un posto per incontrarsi nella libertà, dove esprimere se stessi e creare relazioni che non siano filtrate o condizionate da sguardi indesiderati. Non un luogo senza adulti, ma un logo pensato perché sia esso stesso lo spazio dentro cui esercitare la propria libertà mai costretta o limitata nelle sue potenzialità; casomai delimitata nella sua forma.
Un luogo che accolga tutti!
Purtroppo non tutti hanno la stessa fortuna nella vita. La società, con o senza ragione, divide le persone per il loro ceto sociale, la loro condizione economica e culturale, creando veri e propri muri tra le persone. Certamente non si può vivere in una giungla e qualche distinzione va fatta. Tuttavia, non possiamo fare dell’oratorio un ambiente chiuso con la scusa di proteggere i bravi ragazzi. Piuttosto, avendo sempre grande attenzione perché tutti in oratorio siano sempre protetti, non deve esserci alcun pregiudizio ma tutti i ragazzi devono poter stare insieme imparando che è possibile oltre ogni differenza, superando ogni discriminazione perché a tutti deve essere dato lo stesso diritto a una vita bella e degna. L’oratorio resta un luogo sano e sicuro, lontano da ogni strada cattiva; e tutti devono poter godere dei suoi benefici. Non si entra in oratorio perché perfetti ma in oratorio si cresce bene. Saranno le regole del buon vivere ad educare tutti senza consentire alcunché di negativo. E come ai ragazzi più problematici farà bene stare con i loro più coetanei più fortunati, a questi ultimi farà bene saper stare con i primi.
Non sto ad annoiarvi oltre su questo concetto per il quale ho scritto addirittura una tesi accademica. Semplicemente, vi spiego che l’oratorio aperto tutti i giorni tra tempo per lo studio, tempo libero e attività varie, vuole rispondere proprio a questa grande esigenza che i nostri ragazzi hanno.
Vi è, poi, questa mia ostinazione per i laboratori. Mi sono chiesto se questa scelta sia realmente stata buona. Se dovessi pensare in maniera frettolosa, dopo il primo mese avrei dovuto dire che è stato un totale fallimento. L’oratorio ha sempre aperto il suo anno con centinaia di ragazzi, mentre i laboratori ne hanno visto solo qualche decina. A lungo andare, però, le presenza e gli apprezzamenti sono aumentati, mentre in quella che era la modalità precedente accadeva l’inverso in un calo continuo che al termine dell’anno lasciava qualche ragazzo quasi come un temerario superstite. Anche l’idea che non vi sia più un giorno fisso per tutti ma la possibilità di scegliere giorno e tipo di laboratorio, ha messo un po’ tutto in crisi.
Oggi posso dire che nel tempo e sulla costanza il sistema laboratoriale funziona di più anche se i veri frutti arriveranno tra un bel po’ perché la semina appena iniziata è un processo alquanto lungo.
Non voglio privarvi di qualche riflessione, però!
La vera questione che dobbiamo porci è quale idea abbiamo dell’oratorio. Sarebbe alquanto banale pensare che l’oratorio sia solo un modo per impegnare altro tempo libero dei nostri ragazzi. Dopo una settimana fatta di scuola, attività sportive ed artistiche, chissà cos’altro, arriva il sabato quando non ci sono altri impegni e ci piazziamo l’oratorio.
Ve ne prego, ditemi che non la pensate così!
L’oratorio è una scelta, per voi la scelta di far crescere al meglio i vostri figli e per loro la scelta di lasciarsi educare bene e con amore. I laboratori hanno questa forza: sono percorsi pensati per raggiungere obiettivi nel tempo e dove i ragazzi imparano facendo, scoprendo le loro capacità e sentendosi protagonisti di un processo che li riguarda. Dietro i laboratori vi è un pensiero profondo e costante, e la vita stessa dei ragazzi diventa la loro prima educatrice.
In un progetto così strutturato, questi ragazzi imparano a legarsi a una comunità e non ad una singola persona; e attraverso quella comunità imparano a legarsi a Gesù. È tutto il cammino parrocchiale che diventa, quindi, un laboratorio. Ma la consapevolezza delle famiglie che li seguono, li spronano a partecipare, si interessano di cosa di fa in questi laboratori, intrattengono dialoghi con la comunità educante dell’oratorio, partecipano alla vita parrocchiale e ripongono fiducia in questo cammino è indispensabile perché tutto funzioni realmente.
Se i ragazzi vengono “parcheggiati” in oratorio, allora sarà tutto molto difficile. Non dico che non serve, ma sicuramente ogni possibilità di riuscita si abbassa.
Informatevi sui laboratori che facciamo, sull’aiuto compiti che offriamo, sul progetto educativo del nostro oratorio. Scegliete l’educazione cristiana come probabilmente già fate in famiglia e in tanti altri contesti.
Sperando di non rovinare le belle intenzioni di questa lettera, vorrei spendere anche una parola sul sostegno dell’oratorio. Lo faccio sia per il timore che possa risultare strano sia per il pensiero di comunità che c’è dietro.
Come sapete, da quest’anno abbiamo chiesto ad ogni famiglia di sostenere l’oratorio con una quota di 5€ mensili a ragazzo. Al momento dell’iscrizione avete lasciato una quota di 15€ che coprisse i mesi da ottobre a dicembre e da gennaio a maggio vi chiediamo questi 5€ mensili o, se volete, direttamente la quota di 25€ a copertura di tutti e 5 i mesi.
Ci tengo molto a parlarne perché chi ben mi conosce sa che nella mia idea di oratorio e di parrocchia non ci sono tariffe o pagamenti. Neanche questa richiesta lo è ma potrebbe sembrarlo, e allora voglio spiegarmi bene.
L’oratorio, che comprende l’aiuto compiti, le attività, i laboratori, il catechismo, gli incontri, un luogo sempre aperto e disponibile, e tutto il resto che già sapete, non ha alcuna sovvenzione. Come la parrocchia si sostiene con le offerte dei fedeli, l’oratorio si sostiene con il contributo delle famiglie. Utenze, messa in sicurezza, abbellimento, materiale per ogni tipo di attività, aiuti professionali e competenti (come ad esempio il servizio gratuito degli psicologi) hanno un costo. Potremmo organizzare delle attività di raccolta fondi oppure chiedere delle quote in alcuni specifici momenti, ma questo farebbe disperdere inutilmente energie e metterebbe le famiglie nella condizione di dover dare quote più consistenti umiliando quelle famiglie che non ne hanno la possibilità.
Questa piccola quota mensile, invece, basta a sostenere quanto serve, sopperisce a chi non ne ha la possibilità e diventa anche un atto di responsabilità verso i tanti benefattori che sostengono la nostra parrocchia e il nostro oratorio. Perché, parliamoci chiaro, 5€ al mese non bastano di per sé, ma bastano per noi. Si crea, così, un sistema in cui ognuno dona poco e tutti usufruiscono di molto. Una cassa comune che ci aiuta anche ad abbattere i costi e le spese. Tutto ciò, unito alle offerte durante le messe, alle intenzioni per le celebrazioni, ai ceri votivi ai santi, alle erogazioni liberali, alle offerte di ogni genere e alle iniziative parrocchiali, fa sì che la nostra comunità possa sostenersi.
È mia intenzione attrezzare i locali dell’oratorio di strumenti utili all’educazione di questi ragazzi oltre che abbellirlo e renderlo più sicuro e accessibile per tutti. Spero di riuscirci quanto prima.
Ad ogni modo, nessuno verrà a chiedervi nulla o vi dirà che ci sono mesi arretrati, questo stile non ci piace. Sarà un atto di coscienza di voi famiglie, in forza di un senso di responsabilità verso una comunità che sentite vostra e alla quale affidate i vostri figli.
Cari genitori, non voglio tediarvi ancora, mi fermo qui sperando di non avervi annoiato ma di avervi fatto sentire tutto l’affetto che provo per voi e, soprattutto, per questi ragazzi.
Pagani, 8 gennaio 2020
sac. Giuseppe Pironti